La storia della Guerra è costellata di tragedie e di atti di eroismo, di nefandezze e di esempi di umanità.
In
questo articolo si vuole parlare di alcuni di questi fatti, legati
nello specifico al ruolo che ebbero alcune aviatrici dell'Armata
Sovietica. Fino ad allora, le donne ebbero solo ruoli marginali nella
storia della Guerra attiva nell'aviazione, quella combattuta
all'insegna del sacrificio, in quanto "risparmiate" per una sorta di
cavalleria non scritta.
L'invasione dell'esercito tedesco, la famosa Wehrmacht, con l'Operazione denominata Barbarossa, riversò nell'Unione Sovietica una quantità tale di truppe, estremamente ben preparate e motivate, nonché dotate di un armamento pressoché invincibile, che nella fase iniziale dell'invasione mise in ginocchio anche una nazione che per numero di popolazione e di mezzi sulla carta doveva essere imbattibile.
Sia sulla terra con divisioni corazzate, che nell'aria anche con temibili ed invincibili caccia, l'esercito occupante ebbe mezzi e truppe che, per lo meno inizialmente, provocarono il panico nelle forze armate che gli si opposero.
Tra i mezzi aerei usati dalla Luftwaffe, l'arma "aerea" della Wehrmacht,
furono impiegati anche i due caccia intercettatori e per superiorità
aerea diurni e monoposto che la storia ha definito tra i migliori
dell'intero conflitto mondiale, dapprima il Messerschmitt Me.109 (o Bf.109) ed in seguito il Focke-Wulf Fw.190. Come insegna la storia, un ottimo propulsore è un elemento determinante per la riuscita di un velivolo.
Il Messerschmitt Me.109 fu dotato, nelle sue versioni di maggior successo ed operative in maggioranza, di un propulsore Daimler-Benz a 12 cilindri a V rovesciata, raffreddato a liquido, dotato di iniezione, turbocompressore e superpotenza tramite iniezione d'acqua e metanolo. Nelle sue varie evoluzioni, la potenza ordinaria fu di circa 1.350 cv, ma arrivò anche a circa 1.800 cv., che in superpotenza potevano essere incrementati anche del 15-35 %, ma solo per brevi periodi per non compromettere irrimediabilmente la meccanica.
Questi eccessi di stress meccanici erano
previsti per consentire al pilota particolari prestazioni della propria
macchina in quelle condizioni di emergenza in cui sarebbe stato di
vitale importanza qualunque aiuto. Le prestazioni del motore
permettevano all'aereo di volare tranquillamente a velocità prossime ai
600 km orari, e nelle ultime versioni, di poterli superare.
L'altra "punta di diamante" della tecnica e meccanica fu il Focke-Wulf Fw.190. Rappresentò il superamento dello status quo fino a quel tempo possibile per un aereo di elevate prestazioni. Il velivolo fu pressoché lo "stato dell'arte" per la tecnica e la meccanica per quasi tutta la prima metà del conflitto mondiale, e non solo nel teatro sovietico. Solo il progressivo disfacimento della forza militare nazista e dell'industria, pesantemente debilitata e compromessa dai bombardamenti alleati, portò al suo progressivo superamento in termini prestazionali verso la fine del conflitto, da parte di nuove e più moderne realizzazioni alleate.
Il gioiello progettato dall'Ingegnere Kurt Tank era dotato, nelle versioni di maggior utilizzo e successo, di un propulsore BMW a
14 cilindri a doppia stella raffreddato ad aria, dotato anch'esso di
iniezione, sovralimentato e superpotenza tramite iniezione d'acqua e
metanolo. Nelle sue varie versioni, la potenza ordinaria iniziale fu
di circa 1.350 cv, ma arrivò anche a circa 1.700 cv., che in
superpotenza potevano essere incrementati. Le prestazioni dei
Focke-Wulf Fw.190 furono considerevolmente migliori rispetto a quelle
del Messerschmitt Me.109, soprattutto per quanto riguarda la sua
efficacia combattiva, ed in termini velocità arrivarono a raggiungere
circa 650 km orari.
Gli equivalenti reparti sovietici della Voyenno-Vozdushniye Sily
(la forza armata aerea dell'Aeronautica militare Sovietica)
disponevano, almeno nella prima parte del conflitto, di velivoli
ampiamente superati in termini prestazionali, che nemmeno minimamente fu
pensabile poter contrapporre con qualche speranza di successo agli
aerei della Luftwaffe. A ciò va aggiunto il fatto che i piloti della Luftwaffe furono a lungo i migliori dell'intero teatro mondiale. Lo furono sostanzialmente sino a quando morirono quasi tutti in combattimento.
Oggi è universalmente riconosciuta la loro assoluta capacità, il coraggio e l'abnegazione. Ciò a prescindere dallo schieramento che il destino, o le scelte, hanno imposto. Ai
primi posti degli abbattimenti effettuati nell'intera storia
dell'Aeronautica militare, di tutti i tempi e di tutte le guerre,
risultano ancora oggi ed imbattuti, gli "Assi" tedeschi. Augurandosi
che non accada mai più una tragedia di proporzioni immani come fu la
seconda Guerra Mondiale, le probabilità che singoli piloti ottengano
analoghi successi con abbattimenti conclamati è assai remota, per non
dire sostanzialmente impossibile. Basti citare alcuni piloti della Luftwaffe che operarono anche sul fronte sovietico:
Erich Hartmann
È il primo pilota al mondo per numero di abbattimenti di aerei nemici.
Ingaggiò 825 combattimenti aerei, abbattendo 352 velivoli nemici, ed essendo abbattuto a sua volta 14 volte. Combatté a lungo nei cieli dell'Unione Sovietica, ed il 24 Agosto 1944 abbatté, nel corso di diverse azioni, 11 aerei sovietici. Quando atterrò a Deutsch Brod, dopo il suo ultimo abbattimento il giorno 8 Maggio 1945, apprese che la guerra era finita qualche ora prima. Questo pilota ottenne ciò in meno di tre anni di combattimento, all'età di soli 23 anni.
Gerhard Barkhorn
È il secondo pilota al mondo nella storia dell'Aviazione militare per numero di abbattimenti di aerei nemici, 301 velivoli abbattuti.
Gunther Rall
Il terzo pilota al mondo nella storia dell'Aviazione militare, 275 abbattimenti.
Otto Kittel
Il quarto, 267 abbattimenti.
Walter Nowotny
Il quinto, 258 abbattimenti.
Erich Rudorffer
Per citare un ultimo nome, abbatté tredici velivoli sovietici in soli diciassette minuti di combattimento.
I dieci piloti tedeschi che maturarono il maggior numero di vittorie (non esclusivamente in Unione Sovietica) raggiunsero quasi 2.500 abbattimenti. In
questo quadro si può comprendere la disperazione dell'Unione Sovietica,
di fronte ad un simile spiegamento di forze aeree, per non parlare di
quelle di terra.
Marina Mikhailovna Raskova
In questo quadro si può comprendere la disperazione dell'Unione Sovietica, difronte ad un simile spiegamento di forze aeree, per non parlare di quelle di terra. Josef Stalin dovette ricorrere a soluzioni estreme, ed impiegare anche le donne in battaglie aeree. Si arruolarono comunque tutte come volontarie, ed erano casalinghe, studentesse di lettere, di filosofia, di matematica o di astronomia. Il Maggiore Marina Mikhailovna Raskova cominciò il percorso che la portò nella leggenda. Assurta a fama per imprese aeronautiche epiche in tempo di pace, diventò la prima donna che entrò nell'Accademia Aeronautica Zhukovskii. Si adoperò, con delle colleghe, per l'istruzione e l'addestramento della forza aerea femminile sovietica. In un periodo enormemente inferiore al necessario ed al consueto, furono preparate alla guerra circa 3.000 aviatrici, con uno sforzo personale per ognuna al limite del sopportabile. Vennero formati diversi reggimenti. Tra questi ebbe spicco il 588th Reggimento Bombardieri Notturni, confluito poco tempo dopo la propria formazione nel 46th Taman.
La Russia nel 2012 la celebrò con l'emissione di un francobollo.
Questo reggimento impiegò dei superati biplani Polikarpov Po-2, velivoli per forma e prestazioni più consoni alla prima Guerra Mondiale che non alla seconda. Disponibile
in quantità, circa 13.000 esemplari, fu comunque uno dei più importanti
velivoli nella storia dell'Aviazione sovietica. Successivamente ad una importante rivisitazione, acquisì robustezza e maneggevolezza, ed un propulsore di un solo centinaio di cv, che gli permetteva di volare a poco meno di 160 km orari. Le donne che pilotarono questi velivoli in questo reggimento divennero l'incubo della Wehrmacht come della Luftwaffe. Di giorno gli aerei erano oggetto di rifornimento e manutenzione, per poter agire di notte. Nel
volo notturno, privo di qualsiasi assistenza, effettuato solo a vista, a
differenza di alcuni aerei tedeschi che già erano dotati dei primi
radar, seminarono panico e terrore nei loro obiettivi nazisti. I soldati tedeschi coniarono per loro un termine: Nachthexen. Letteralmente "Streghe nella notte". Non era inteso forse in modo dispregiativo, bensì probabilmente ammirativo. Il coraggio dimostrato era eccezionale. Difesero
la propria patria, il proprio popolo, con un ardore stoico.
La reazione nazista fu precisa, e vennero inviati specificamente dei Messerschmitt Me.109 per abbatterle. Ci riuscirono, ma a caro prezzo e con un impegno assai superiore al previsto. Un veloce areo come un Messerschmitt Me.109 ha, come logico limite, una velocità di stallo piuttosto elevata. Lo "stallo" è la velocità limite minima alla quale un aereo può mantenersi in volo, sotto la quale normalmente "scivola" d'ala e precipita, a causa della mancanza della portanza aerodinamica. Più un velivolo ha una aerodinamica raffinata ed elevate prestazioni, più questa minima velocità sarà elevata. Oggi un piccolo e moderno jet da diporto decolla e può volare "lentamente", di norma, ad una velocità minima anche doppia e più a quanto fosse necessario ad un "caccia" a pistoni ed elica, di assolute prestazioni, della seconda Guerra Mondiale. Le "Streghe nella notte" sfruttarono a proprio favore questa spiccata mancanza di prestazioni dei loro velivoli.
Nel confronto diretto, se un Messerschmitt Me.109 non fosse riuscito ad abbattere o danneggiare irrimediabilmente il biplano Polikarpov Po-2 al primo ingaggio, si sarebbe dovuto trovare nelle condizioni di riprendere la virata e tornare in assetto di attacco, ma solo in un tempo di manovra che per le velocità raggiunte, poteva essere portato a termine quando ormai la "Strega della notte" era già sparita, oppure aveva potuto manovrare per avere un allineamento di fuoco assai più rapido, che le avrebbe consentito di mettere a segno le proprie raffiche con largo margine di vantaggio sul velivolo avversario. Non meno letali erano nell'attacco al suolo. Raggiunta la quota di esercizio prevista ed a sicurezza di mancata intercettazione dei radar tedeschi di terra, alla distanza che predeterminavano, le "Streghe della notte" erano use spegnere il motore stellare raffreddato ad aria dei propri Polikarpov Po-2, raggiungere in perfetta silenziosità l'obiettivo e sganciare il proprio carico bellico. Per poi riavviare il propulsore e fuggire, per prepararsi alla missione successiva.
Ogni aviatrice compiva più e più missioni a notte, anche superiore alle quindici. Erano
consapevoli della loro condizione di donne e di una certa
vulnerabilità, e ciò più che una limitazione, costituiva un modo estremo
di compiere il proprio dovere. Volavano prive di paracadute. Combattevano realmente fino all'ultimo sangue e, se sopravvissute ad un abbattimento, si suicidavano con la pistola di ordinanza. Si
distinsero per coraggio e per ferocia, ma furono anche donne che misero
in luce il loro lato umano, e femminile, di una commovente
sensibilità. In una missione notturna, nell'Ottobre del 1942, abbatterono ben 6 bombardieri leggeri tedeschi Junkers Ju.87 Stuka.
Il prezzo del loro eroismo richiese un pesante tributo di vite. I
nomi di tutte le donne aviatrici sono nella storia dell'Unione
Sovietica, tuttavia sono solo timidamente celebrate in due modi: nel
raduno celebrativo l'anniversario della fine della Guerra il 2 Maggio
nel teatro Bolscioi di Mosca, e con una stele a sorta di obelisco dove
due aquile ad ali spiegate dominano un busto le cui fattezze del viso
sono di una ragazza dai bei lineamenti, che il destino e la guerra
vollero levare violentemente alla vita ed agli affetti a soli trenta
anni nel 1943. Il suo nome è Marina Mikhailovna Raskova, come recita la lapide ai piedi dell'obelisco. Abbatté 7 velivoli.
Altri nomi femminili fanno parte della storia, anche in altri reggimenti e con differenti tipi di aerei. Natalya Meklin, Tanya Makarova, Tamara Pamyatnika, Anna Yegorova e molte altre, tra cui Lilya Vladimirovna Litvak, con ben 15 velivoli avversari abbattuti. Lilya Vladimirovna Litvak morì a ventuno anni, durante uno scontro aereo nel quale si vide letteralmente circondata da uno stormo di 8 Messerschmitt, dei quali riuscì ad abbatterne due, prima di cadere col proprio aereo in fiamme, non troppo lontano dal teatro della famosa battaglia di Kursk, nei pressi del piccolo villaggio di Dmitriyevka.
L'ideologia staliniana del tempo giustamente le celebrò per i loro meriti e la loro abnegazione e sacrificio, ma il crollo dell'ideologia comunista dell'Unione Sovietica ha ingiustamente relegato all'oblio il loro eroismo.
Furono pressoché dimenticate, sia in patria che nel resto del mondo.
Tra i pochi a riconoscere i loro grandi meriti ci fu, paradossalmente, un monarca straniero.
Si dice che il Re d'Inghilterra, il padre dell'attuale Regina Elisabetta II, colpito dalle loro gesta e conscio dell'importante contributo alla liberazione e sconfitta del nazismo da loro dato, inviò al governo sovietico dei preziosi orologi d'oro affinché fossero consegnati alle aviatrici superstiti, in segno della stima ed ammirazione dell'Inghilterra.
Nessuna aviatrice ricevette mai alcun dono.
Note sull'autore, sull'articolo, crediti e fonti
L'articolo, scritto e pubblicato nel Web da Luciano in un paio di notti insonni nel 2009 (e revisionato nel layout grafico per la pubblicazione attuale il 17 Marzo 2019) ha avuto origine dalla lettura, consultazione e successiva ricerca di approfondimenti in molto materiale pubblicato, ed in particolare nelle seguenti pubblicazioni:
Donne dell'aria – In volo tra demoni dell'aria e streghe della notte – L'epopea delle donne pilota sovietiche durante la Seconda Guerra mondiale, di Emanuela Susani, pubblicato da Delta Editrice su Aerei nella Storia n° 63, Dicembre-Gennaio 2009, da pagina 50 a pagina 54.
Assi Tedeschi, di Marco Mattioli, pubblicato da West-Ward Edizioni. Pubblicazione in forma di rivista del Dicembre-Gennaio 2008, anche se avrebbe pienamente meritato una edizione in brossura, per la completezza e grande piacevolezza di lettura.
Aerei, di Riccardo Niccoli, pubblicato nelle Guide compact DeAgostini nel 2005.
Le streghe nella notte – Storie e testimonianze dell'Aviazione femminile in URSS (1941-1945), di Marina Rossi, pubblicato da Unicopli.
I grandi aerei storici – Messerschmitt Me 109, di Nico Sgarlato, fascicolo pubblicato da Delta Editrice n° 1 Ottobre-Novembre 2006 in abbinamento alla vendita dell'omonimo DVD. Il DVD è attualmente disponibile dall'Editore,e merita ampiamente l'acquisto, così come i seguenti: Focke Wulf Fw. 190 e Caccia dell'Asse, dello stesso Editore.
Aerei del III Reich – Messerschmitt Me.109 – Tecnica dello "squalo" della Luftwaffe, di Alessandro Gigli-Cervi, pubblicato da Delta Editrice in Aerei nella Storia come supplemento ad Aerei n° 12 Dicembre 1998, da pagina 32 a pagina 39.
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